Ieri sera, spiazzando la quasi totalità dei miei conoscenti, ho deciso di seguire attraverso la diretta streaming la manifestazione indetta da Michele Santoro, la sua cricca e il sindacato dei giornalisti contro la censura imposta dalla Rai per la par condicio durante il periodo antecedente le elezioni regionali previste tra una settimana in gran parte delle regioni italiane a statuto ordinario.
Personalmente trovo superfluo dare un opinione sui motivi della manifestazione e sui contenuti in essa riportati, ho sempre portato avanti l'idea di un modello di destra alternativa al modello berlusconiano e fedele alla sua storia e dei suoi valori, aperta al dibattito politico e che ponga al centro della sua azione di governo gli interessi e il benessere del popolo italiano e non di pochi soggetti; in conclusione sono favorevole ad ogni manifestazione di democrazia partecipativa e alla libertà d'informazione (io stesso gestisco questo blog senza padroni) anche se trovo esagerate certe grida che ultimamente parlano di regime visto che non mi sembra che ci siano incarcerazioni di massa o condanne a morte!
Vorrei però porre l'accento su due momenti della trasmissione che mi hanno colpito particolarmente: l'intervento del regista Mario Monicelli e quello del comico Daniele Luttazzi. Partendo dal regista fiorentino, egli ha sostenuto che l'unica soluzione ai problemi dell'Italia è solo la rivoluzione, e in trasmissione questa teoria è stata portata avanti da Michele Santoro il quale è stato successivamente (e per fortuna) stoppato da Giovanni Floris! Venendo al comico romagnolo, alla fine del suo intervento divertente ma scurrile (non voglio polemizzare sulla moralità dell'intervento, non sono così bacchettone), ha riportato l'affermazione di un poeta o filosofo latino (ammetto la mia ignoranza riguardo la storia classica) in base alla quale odiare un mascalzone è cosa buona e giusta.
Chiaramente non voglio pensare che parlassero di un'insurrezione armata contro Berlusconi e il suo governo di centrodestra (anche se credo proprio che non gli dispiacerebbe) però ho dei seri dubbi su come certe persone possono cogliere messaggi contenenti termini forti come "odio" o "rivoluzione": immaginatevi una persona di indole violenta, arrogante, intollerante che mossa da tali messaggi si sia decisa a scagliarsi contro un sistema che reputa nemico e comincia a fare del male a persone che non centrano nulla con tutto questo... non trovate che sia un gioco pericoloso far leva su sensazioni forti per squotere le coscienze contro un avversario politico? Solitamente il connubio tra le parole "odio" e "rivoluzione" significa armi, sangue e morti; come si fa a non pensare che con la manifestazione di ieri non si sia rischiato di innescare un nuovo periodo di forte scontro sociale e politico?
venerdì 26 marzo 2010
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4 commenti:
non "odiare", ma "fare satira" è cosa buona e giusta
se non capisci la differenza arrangiati
Finora l'unico a minacciare la rivolta armata è stato Bossi con la cazzata dei 600000 fucili.. Poi come insegnano Martin Luther King, Gandhi e gli hippy la “rivoluzione” può essere anche pacifica!
ma martin luther king non aveva come seguaci dei dementi come la sinistra italiana attuale....
primo capo
Monicelli ha parlato di rivoluzione ma, per me , ha soprattutto un significato culturale e non armato.
Del resto viviamo in una Nazione dove la Verità e i Fatti sono scomparsi dai nostri TG e le poche isole che,ostinatamente, vogliono raccontarceli sono oggetto, le intercettazioni lo hanno mostrato in modo inequivocabili, di attacchi incompatibili con l'idea che io ho della Democrazia.Pensare che chi abbia seguito la trasmissione sia cosi scemo da far attentati può solo essere strumentalizzato da chi ha da guadagnarci nel cavalcare lo slogan propagandistico del Partito dell'amore contro quello dell'odio.Ed infatti puntuali sono arrivati attentati e buste terroristiche: solo che io non credo siano vere e che si usano tutti i mezzi per manipolarci: Berlusconi e la sua cricca( autodefinitasi destra) sono incompatibili con uno Stato Democratico.
Isabella
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