venerdì 5 novembre 2010

Lettera a Berlusconi da parte di un militante della Giovane Italia deluso

Pubblico la lettera scritta da un mio amico, militante come me nella Giovane Italia il quale ha espresso con termini equilibrati ma al contempo molto forti la delusione che noi giovani di destra onesti ed idealisti proviamo sempre di più nei confronti del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Inutile ribadire che approvo ogni singola parola di quanto scritto. Buon divertimento.

Caro Presidente Berlusconi

sono un giovane militante della Giovane Italia (ala ex AN), nonchè un suo grande sostenitore (ormai potremmo dire "ex"). Non mi vergogno di averla votata, ne tantomeno mi vergogno di averla sostenuta tutti questi anni. La destra italiana le deve molto, ha dato unità al paese, ha restituito alla destra una voce in Parlamento, che precedentemente era negata, ha salvato la nostra nazione da una sinistra che avrebbe solo fatto del male al paese, ha governato per tanti anni (nessun ministro italiano ha governato per tanti anni e ciò dimostra che lei è il presidente del consiglio "migliore" che il nostro paese abbia mai avuto) e questo lo deve alla gente che l'ha votata, la stragrande maggioranza del paese, evidentemente non c'era nessuno che potesse fare meglio di lei questo mestiere. I "sinistri" non possono capire quanto lei sia stato importante per la destra italiana. Sinceramente devo dichiararle tutta la mia delusione, in questo momento buio per il paese. Oggi sono arrivato al punto di vergognarmi del mio partito e del mio presidente del Consiglio. Dopo lo "strappo" da parte dei finiani sembra che questo governo sia entrato in una "paralisi totale", dal quale sembra sia destinato a non uscire. Da quest'estate si è solo sentito parlare di Case a Montecarlo, di Lodo Alfano, di scudo retro attivo, di minorenni e festini, di prostitute, di Bunga-Bunga...e la politica? e le riforme che questo governo aveva promesso agli italiani? dove sono? dov'è la riforma dell'Università che finalmente può mettere sotto scacco i baroni e far vigere logiche meritocratiche nei nostri atenei? vede, se io penso a quanto guadagna ogni parlamentare e al fallimento del tentativo dell'On.Donadi dell'IDV di diminuire gli stratosferici stipendi dei parlamentari, alla mancata abolizione delle province (per colpa della Lega) e contemporaneamente penso al ministro Tremonti che mi dice che non ci sono i soldi per attuare questa benedetta riforma dell'Università, può comprendere che mi girano i c...

Sono pienamente consapevole che la sinistra non le ha reso vita facile, ha tentato di "metterla sotto" in tutti i modi possibili e immaginabili (ovviamente non con un programma politico concreto, come farebbe ogni altra opposizione europea o mondiale. ed è forse questa incapacità politica della sinistra italiana il perchè lei è ancora al governo e sono pronto a scommettere che se si andasse alle elezioni, la spunterebbe nuovamente lei). Ha tentato di screditarla con tranelli meschini, quasi come gli Intoccabili che non riescono a incastrare Al Capone, e allora le provano tutte finchè non esce fuori l'evasione fiscale. Il Lodo Alfano, diciamolo, è una porcata! o come direbbe Casini "un'anomalia tutta italiana, ma indispensabile" per difendere la sovranità popolare. Ma sono 2 anni che si sente parlare solo di Lodo Alfano, tanto vale che il tempo che perde appresso alle leggi ad personam lo passi in tribunale per farsi processare, se non ha niente da temere, e spero che sia così. Sempre tempo perso è. Sarebbe bello che nel PDL si usassero criteri meritocratici per l'assegnazione di posti in parlamento. Ci sono tantissimi giovani militanti che meriterebbero un posto di primo piano nella politica italiana, al posto dei vari Barbareschi (ora con Fli), giovani ragazzine narcotrafficanti, avvocati, dentisti, amici di amici e puttanelle varie. Sarebbe bello che i condannati per mafia fossero cacciati via a calci dal partito e non vedere quel triste teatrino di solidarietà al quale abbiamo assistito quest'ultimo anno. E non possiamo sempre dormire sugli allori, usando sempre la solita famosa frase "questo è stato il governo che ha ottenuto più risultati contro la malavita organizzata, bla bla bla", non c'è dubbio, ma risultati del genere non si ottengono eliminando le intercettazioni telefoniche (grazie alle quali sono stati messi dentro gran parte di questi malavitosi)! Non si ottengono tagliando i fondi alle forze dell'ordine! Non si ottengono mandando in prescrizione i processi! E poi parliamoci chiaro, quello del diritto alla privacy è una gran puttanata!! Grandi risultati contro la malavita li ha ottenuti la magistratura, li hanno ottenuti Falcone e Borsellino, e lei si scaglia contro tutta la magistratura (che sicuramente è in parte politicizzata e influenzata da logiche partitiche), addirittura chiedendo una commissione d'inchiesta sui magistrati. Sinceramente quello che fa lei nella sua vita privata mi interessa poco o nulla, lei può portarsi a letto tutte le donne che vuole, magari non minorenni marocchine accusate di furto, magari non in un momento in cui il paese va a puttane (per solidarietà) e non solo per colpa sua. Ma preferirei che la scorta, che noi cittadini paghiamo, non serva a scortare le "puttanelle" che lei si porta a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa, ma per svolgere il proprio lavoro. Sarebbe bello Presidente, se riuscisse a dribblarsi da quei trogloditi della Lega, dato che come ha detto lei il PDL è il primo partito d'Italia e la Lega non ha i numeri per contrastare il partito di governo, non penso sia un problema liberarsi di un cancro letale per il bene del paese, per colpa del quale non sono state mantenute parecchie promesse. Ancora una volta sono daccordo con lei quando dice " meglio essere appassionati alle belle ragazze che gay", è una sua opinione. Però lei è sempre il Presidente degli italiani e non può permettersi di dire cose del genere pubblicamente, sia più furbo.

Detto ciò mi spiace ammettere che il presidente della Camera ha ragione quando dice "il PDL è finito". Il PDL non c'è più, è paralizzato, c'è un governo che ha dichiarato la "morte cerebrale", distrutto dai suoi stessi leader, quei leader che ci avevano convinti che il PDL potesse essere un "Grande Sogno" per la destra italiana e per gli italiani in generale. Fortunatamente appartengo ad una comunità militante di cui vado pienamente fiero, degna di rappresentare la futura destra italiana. Lasciamo un pò di spazio ai giovani e mandiamo in pensione i vecchietti attaccati alle poltrone.

Quanto a me non posso che dispiacermi. Anch'io ero stato convinto che questo PDL potesse aprire una grande stagione di vera destra italiana, perchè le menti ci sono, abbiamo ministri\e con le "palle", ci sono grandissime personalità nel PDL, solo gli è stato dato poco spazio. Ormai non posso che sperare che questo governo del "non fare" cada presto e si vada a elezioni immediate. Il tempo delle battute è finito, ora vogliamo i fatti. E' finito il tempo di Berlusconi presidente. Se dovessimo andare a elezioni, mi dispiace, ma non avrà più il mio voto. Non è più una questione di destra e sinistra, non più di ideali, c'è il bene della nazione in gioco. Qualsiasi voto darò, sarà però un voto forzato, non voluto. E' stato bello finchè è durato.

Con grande rincrescimento

Cordiali Saluti

martedì 29 giugno 2010

I giovani di destra: Dell'Utri vattene!

Tratto da Repubblica.it

Passano pochi minuti dalla condanna a sette anni di carcere 1 del co-fondatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri e una nota della Giovane Italia Sicilia (ex Azione Giovani, movimento giovanile del Pdl) apre una polemica all'interno del partito del Cavaliere. Se i big del partito si schierano compattamente con il senatore condannato, i giovani siciliani e Azione Universitaria puntano i piedi. Uscendo dal coro. "Oggi più che mai sentiamo l'esigenza di avviare una profonda riflessione all'interno del partito dopo questa condanna che rimane gravissima soprattutto per un uomo impegnato in politica - si legge in una nota della Giovane Italia Sicilia - Non ci uniremo al solito coro di solidarietà già tristemente visto negli anni scorsi per i politici condannati. Il nostro movimento giovanile non può rimanere in silenzio davanti a fatti che minano la credibilità di un intero partito".

Ma non basta. Per i giovani siciliani va subito accolta la proposta del ministro Giorgia Meloni (ex An) "sulla introduzione nello statuto del Pdl di una norma che preveda il no alla ricandidatura vita natural durante e l'espulsione per chi è stato condannato in via definitiva per corruzione e mafia".

Parole che scatenano l'irata reazione di Costanza Castello, coordinatrice dei club giovanili del Pdl-Sicilia: "Siamo letteralmente allibiti per l'uscita quanto meno impropria dei 'sedicenti' giovani del Pdl siciliano. Noi che rappresentiamo la parte evidentemente liberale e garantista ne prendiamo nettamente le distanze". Per la Castello quelli di Giovani Italia Sicilia sono solo "arrogantelli cercatori di gloria, votati al protagonismo".

Ma da Azione Universitaria, altra organizzazione giovanile ex An, arriva un nuovo affondo: "Mentre Dell'Utri continua a definire un eroe il mafioso Vittorio Mangano, noi affermiamo con orgoglio che gli eroi dei giovani siciliani sono persone come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".

mercoledì 16 giugno 2010

Destra anti DDL intercettazioni

Chiedendo scusa per la prolungata assenza di aggiornamenti dovuta alla preparazione della mia tesi di laurea, vorrei dare la mia opinione riguardo al decreto sulle intercettazioni voluto dal governo.
Non voglio elencare tutti i motivi per i quali reputo sbagliato e dannoso questo provvedimento, sono ben cosciente di avere il 90% dei lettori di sinistra e sono sicuro che tutti conoscete meglio di me i danni che questo decreto causerà al sistema giudiziario e all'ordine pubblico italiano, nonchè il danno a livello di immagine che il nostro paese ha nei confronti del mondo per il suo essere un paese moderno ed occidentale con un tasso di democrazia degno della brutale Corea del Nord.
Sò benissimo che non sto scrivendo altro che banalità, però mi importa soltanto del fatto che si sappia il mio prendere le distanze da questa autentica porcata del governo perchè ho sempre ritenuto giusto pensare con la propria testa e non per parte politica, e in questo caso non esito un attimo a dire che il governo ha commesso un grave errore.
Nella mia personale visione politica c'è un'Italia orgogliosa delle proprie origini e dei propri valori, tuttavia moderna e liberale, dove vengano rispettate le principali libertà dei cittadini i quali devono essere informati correttamente sulle porcate che avvengono intorno a loro e governati da persone al di sopra di ogni sospetto che governino per il bene comune e non per il loro tornaconto, e sapete meglio di me che questa legge non è certo fatta nell'interesse dei cittadini... o perlomeno non di tutti...


lunedì 17 maggio 2010

Pacifismo di destra

Altro sangue italiano scorre per il terreno improduttivo e sassoso dell'Afghanistan: due alpini italiani della Brigata Taurinense sono stati uccisi ed altri sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno rudimentale di quelli frequentemente usati in quelle zone per gli attacchi contro le forze alleate. Tra i soldati feriti sembra ci sia anche una donna.
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha subito espresso cordoglio alle famiglie dei soldati ma al tempo stesso ha ribadito che che la missione militare in Afghanistan resta fondamentale per la stabilità e la pacificazione di un area strategica.
A riguardo è intervenuto anche il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli, il quale al contrario del premier si è detto diffidente sulla missione in Afghanistan e che bisogna verificare che i sacrifici di vite umane servano realmente ad ottenere qualcosa.
Personalmente sono d'accordo con le parole del ministro, e chi mi conosce sa bene che concordare con un leghista è per me un evento decisamente raro, perchè trovo giusto che dopo 25 soldati italiani morti dall'inizio di questa guerra sia arrivato il momento di riflettere sul ritiro delle nostre truppe da quelle terre.
Non voglio fare un discorso pacifista sullo stile dei figli dei fiori o dei loro eredi (o presunti tali visto che gli hippy non indossavano i foulard dei guerriglieri palestinesi), essendo di destra sono rispettoso al massimo delle nostre truppe e del loro lavoro nelle zone "calde" del mondo, però sono dell'idea che il sangue italiano non debba essere sprecato per paesi e popoli che non se lo meritano!
Parliamoci chiaro, cosa ce ne torna a noi se l'Agfhanistan diventasse una democrazia? Se tutto è basato sulla guerra al terrorismo, non sarebbe meglio rafforzare e coordinare al meglio il lavoro dei servizi segreti internazionali e al contempo creare iniziative volte a sviluppare quei paesi, in modo da sottrarre i loro abitanti alla fame e all'ignoranza che li rendono facilmente influenzabili dal fanatismo e da chi lo predica?
Ormai è evidente: gli afghani non ci vogliono ed è chiaro che stavano tanto bene con quel regime islamico il quale oltre a limitare fortemente le libertà individuali dell'individuo non faceva nulla per un rilancio sociale ed economico di un paese da sempre martoriato da guerre, di conseguenza sarebbe giusto secondo me far partire le nostre truppe, schierarle nelle zone (e come ben sapete non sono poche) italiane comandate dalla criminalità e abbandonare a se stessi questi popoli che non hanno niente da spartire con la nostra storia, con la nostra cultura e coi nostri concetti di pace, democrazia e quieto vivere!
Il sangue italiano può essere sacrificato solo nell'interesse dell'Italia e degli italiani, ma in questo caso non è affatto così!


giovedì 29 aprile 2010

In memoria di Sergio Ramelli



Sergio Ramelli (Milano, 6 luglio 1956 - Milano, 29 aprile 1975) giovane studente milanese simpatizzante del Fronte della Gioventù, è una delle più famose vittime delle violenze degli anni di piombo.
Proveniente da una modesta famiglia (il padre era barista in un bar milanese), Sergio era un normalissimo ragazzo, appassionato di calcio e membro della squadra di calcio del quartiere.
Frequentava con profitto l'Istituto Tecnico Molinari di Milano, e, sino all'ultimo anno, aveva avuto ottimi rapporti con i compagni di classe, tanto da venir punito per aver passato alcuni compiti.
All'inizio degli anni '70 all'Istituto Molinari, così come in molti istituti milanesi ed italiani in generale, la normale vita studentesca era pesantemente condizionata dalla presenza di gruppi della sinistra extraparlamentare nati all'indomani della protesta studentesca del '68.
In particolare all'Istituto Molinari aveva assoluta egemonia politica e numerica Avanguardia Operaia, organizzazione studentesca della sinistra extra-parlamentare, che aveva instaurato un clima di costante prevaricazione all'interno della scuola.
Sergio Ramelli, forse in reazione al clima di terrore instaurato nell'istituto, inizia ad avvicinarsi politicamente alla destra e si iscrive al Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano.
Il suo orientamento politico divenne noto ll'inizio del quinto anno, quando il professore di lettere, prima di assentarsi dall'aula, assegnò alla classe di Sergio lo svolgimento di un tema libero: Ramelli decise di svolgere il tema sulle Brigate Rosse. I capi di Avanguardia Operaia bloccarono lo studente incaricato di consegnare i compiti al professore e, dopo essersi fatti consegnare con la forza il tema di Ramelli, lo affissero alla bacheca della scuola.
A tale episodio seguì, durante un'assemblea, una sorta di "processo politico" in cui Ramelli venne "condannato" a lasciare l'Istituto Molinari: da questo momento si scatenò una vera e propria persecuzione ai danni di Sergio Ramelli, con insulti e minacce quotidiane.
Il 13 gennaio 1975 Ramelli fu circondato in strada da 80 studenti e costretto a cancellare con della vernice delle scritte inneggianti l'MSI apparse sul muro esterno del Molinari; sempre nello stesso mese Luigi Ramelli, il fratello poco più grande di Sergio, fu aggredito da 2 giovani armati di chiavi inglesi che probabilmente lo avevano scambiato per Sergio.
In seguito a questi avvenimenti i genitori di Sergio decisero di trasferirlo dall'Istituto Molinari ad un istituto privato: il 3 febbraio 1975 Sergio si recò con il padre nella presidenza del Molinari per richiedere il nulla osta al trasferimento. Gli studenti di Avanguardia Operaria si disposero in due file lungo il corridoio che portava della presidenza e, una volta uscito Sergio, lo assalirono con calci a pugni fino allo svenimento e malmenando anche il padre ed il preside che lo scortavano.
Oltre che all'Istituto Molinari e in altre scuole superiori, Avanguardia Operaia era presente in buon numero anche all'interno delle facoltà dell'Università degli Studi di Milano: inoltre proprio all'interno dell'università tale gruppo esprimeva il suo massimo livello di organizzazione con la suddivisione in gruppi aventi diverse finalità.
Fra tali sottogruppi di Avanguardia Operaia si distinse il cosidetto "Servizio d'Ordine", un vero e proprio gruppo armato che, come si evinse dal processo Ramelli e da altri processi similari, dietro la bandiera dell'"antifascismo militante" si produssero in intimidazioni, pestaggi, lesioni di varia gravità ai danni di esponenti e semplici militanti della destra milanese, in scontri con le forze dell'ordine, nonchè in assalti, devastazioni ed incendi a sedi dell' MSI e a bar e a ristoranti ritenuti luoghi di ritrovo di persone di destra.
« Sergio andava a fare la spesa o scendeva in un bar qui vicino, poi tornava a casa all'una esatta per il pranzo.Fu proprio questa sua abitudine, la puntualità nel tornare a casa, a perderlo »
(Anita Pozzoli Ramelli, madre di Sergio)
Verso la fine del febbraio 1975, Roberto Grassi, universitario ex studente del Molinari e personaggio influente all'interno del "Servizio d'Ordine" di Avanguardia Operaia, iniziò a parlare di una azione punitiva ai danni di Ramelli con Marco Costa, nuovo leader della squadra del Servizio d'Ordine presso la Facoltà di Medicina.
In una successiva riunione, Grassi e Costa comunicarono al resto della squadra di Medicina l'assegnazione del compito di picchiare Ramelli: a tale scopo il Grassi, poichè nessuno della squadra conosceva Ramelli, consegnò loro una foto "segnaletica" di Sergio, scattata durante l'episodio della cancellazione delle scritte.
Il compito di eseguire gli appostamenti, per scoprire le abitudini di Sergio Ramelli e indicare al resto del gruppo dove e quando colpire, fu affidato a Brunella Colombelli.
Il 13 Marzo 1975 in gruppo si riunì in via Celoria per prepararsi alla spedizione. A tale incontro parteciparono:
• Roberto Grassi con il compito di fornire e distribuire chiavi inglesi e sbarre di ferro al resto del gruppo.
• Marco Costa e Giuseppe Ferrari Bravo, con il compito di aggredire materialmente Ramelli sprangandolo con le chiavi inglesi.
• Franco Castelli, Luigi Montinari, Claudio Scazza, Gianmaria Costantino, Claudio Colosio,e Antonio Belpiede con il compito di presidiare gli incroci del tratto di strada dove verrà aggredito Ramelli, evitare eventuali fughe del Ramelli e impedire un eventuale soccorso da parte di altri militanti di destra e/o passanti.
Successivamente il gruppo si recò nei pressi dell'abitazione di Ramelli.
Verso le 13, come era solito fare, Sergio rientrò, parcheggiò il motorino in una via attigua alla propria abitazione e si diresse verso casa.
Costa e Ferrari Bravo si lanciarono verso il Ramelli ed incominciarono a menare forti colpi al viso e alla testa con le chiavi inglesi precedentemente ricevute dal Grassi. Forse, ma il successivo processo non riuscì a chiarirlo, a loro si aggiunse anche il Costantino.
Il pestaggio durò alcuni istanti, dopodichè il gruppo di Avanguardia Operaia scappò, vanamente inseguito da un passante che aveva assistito alla scena; si diressero verso le aule occupate dell'Università ove ripulirono le chiavi inglesi e i vestiti dal sangue di Ramelli.
Sergio, esanime in una pozza di sangue con materia grigia fuoriuscente dal cranio, venne soccorso dalla portinaia del suo stabile, richiamata dal trambusto dell'aggressione; in seguito venne trasportato in ambulanza al Policlinico di Milano.
Giunto all'ospedale in condizioni critiche, Ramelli fu sottoposto ad un intervento chirurgico della durata di 5 ore: nonostante l'operazione le condizioni di Sergio rimaawro gravi e, vista l'entià delle lesioni, i medici affermarono che anche se si fosse ripreso, sarebbe rimasto comunque muto.
All'operazione seguirono 47 giorni in cui Ramelli lottò fra la vita e la morte, alternando lunghe fasi di incoscienza a brevi momenti di lucidità.
Proprio in seguito ad uno di questi momenti di lucidità sui quotidiani si sparse la voce, falsa, che il Ramelli avesse fatto i nomi dei suoi aggressori: lo stesso giorno un gruppo di studenti di estrema sinistra si appostò sotto casa dei Ramelli e aggredì Luigi, intimandogli di lasciare entro 48 ore la città "altrimenti farai la fine di tuo fratello!"
Il 28 aprile un corteo sempre di studenti di estrema sinistra si avviò verso l'abitazione dei Ramelli e, ivi giunto, coprì i muri esterni con scritte e manifesti carichi di insulti e minacce.
Verso le ore 10 del 29 aprile Sergio Ramelli morì per complicanze respiratorie dovute alla lunga degenza.
« Non è questa l'Italia per cui ho combatutto! Questa non è un'Italia nè libera, nè democratica!»
(Fratel Bertrando, prete ex partigiano nei Volontari della Libertà, protesta contro il divieto della polizia di far eseguire i funerali di Ramelli in forma pubblica.)
L'avvocato della Famiglia Ramelli durante tutti i gradi del processo fu Ignazio La Russa.
Giovanni Leone, Presidente della Repubblica in carica, inviò una corona di fiori al funerale di Sergio Ramelli.
Per chi volesse approfondire la storia di Sergio consiglio:
- 1995 - Giorgio Melitton - "Per memoria di Sergio Ramelli"
- 2001 - Giraudo Guido - "Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura"
- 2001 - Indro Montanelli, Mario Cervi - "L'Italia degli anni di piombo"
- 2006 - Luca Telese - "Cuori Neri.Dal rogo di Primavalle alla morte di Ramelli"
PER NON DIMENTICARE LA STORIA DI SERGIO, PER RICORDARE UN PERIODO IN CUI NEL NOSTRO PAESE SI POTEVA MORIRE PER LE PROPRIE IDEE. PER CONDANNARE LA VIOLENZA, SEMPRE E COMUNQUE, QUALSIASI COLORE INDOSSI.

venerdì 23 aprile 2010

Io sto con Fini

Sarò breve e chiaro. Nella guerrà interna che in questi giorni sta lacerando il Popolo della Libertà, prinicipale partito nazionale che io voto, sostengo e nel quale milito, io sto dalla parte di Gianfranco Fini.
Sto con Fini perchè sono stanco di un partito dove decida tutto una sola persona, dove tutto è stabilito dall'alto, dove l'elettorato e la militanza non sono coinvolti ma considerati unicamente come un serbatoio di voti, dove chi non è d'accordo col grande capo viene cacciato in pochi istanti (dopo un lungo e brutale attacco mediatico da parte dei giornali e le televisioni di proprietà di Berlusconi), dove tutto il suo programma politico è incentrato sui problemi del suo leader e non su quelli del popolo italiano!
Reputo assurdo che il principale partito nazionale abbia un agenda politica dettata dal sempre più ingombrante alleato della Lega, che obbedisca a tutto quello che i signori in camicia verde ordinano, anche nelle circostanze più becere dove ci sono di mezzo bambini da nutrire (Adro) o da seppellire nei cimiteri (Udine), oppure quando si vuole far si che i medici denuncino i clandestini che si recano da loro per curarsi togliendo così il diritto alla salute che deve essere riconosciuto a qualsiasi essere umano! In queste ultime settimane sono arrivati addirittura a chiedere il sindaco di Milano e la candidatura del premier alle elezioni politiche del 2013 e questo è inaccettabile! Fini ha detto che non possiamo sottostare continuamente alla Lega, non dobbiamo farci sorpassare da loro su quelle battaglie che hanno sempre caratterizzato l'azione politica della destra come la sicurezza delle nostre città e la salvaguardia della nostra cultura nazionale, il PDL non parla più di queste cose da secoli ed è anche grazie a questo che la Lega ci ha rosicchiato sempre più voti fino a scavalcarci al nord... tanto ormai parliamo solo di Berlusconi e di come risolvere i suoi problemi!
Sto con Fini perchè voglio un partito pluralista, dove si affrontino i problemi del paese, dove si lavori per la gente, dove si cerchi e si offra all'elettorato un modello alternativo alla Lega la quale deve essere condiderata un alleato con cui cooperare con un programma comune e non come il nostro padrone, da contrastare se necessario nelle sue (frequenti) crociate populiste e totalmente senza senso! Sto con Fini perchè condivido il progetto di una destra moderna, pulita, onesta ed europea!
I suoi strappi col passato sono stati bocconi amari anche per me, però sinceramente allo stato attuale non vedo nessuno al di fuori di lui che possa gestire il partito in maniera alternativa a Berlusconi e alla sua concezione troppo cesaristica del potere, e sinceramente non sarebbe nemmeno una brutta cosa se rivalutasse il suo passato o almeno parte di esso perchè purtroppo nei confronti di noi militanti, la figura del traditore l'ha fatta da molto tempo!


giovedì 22 aprile 2010